I Colli Albani, situati a meno di 30 km a sud est di Roma, sono un complesso vulcanico dell’Italia centrale dove ancora si riscontrano indizi di attività vulcanica quali: circolazione idrotermale, sismicità e sollevamento del suolo. Il complesso è ciò che resta di tre diversi edifici vulcanici parzialmente sovrapposti. Il più antico è quello del Vulcano Laziale che ha generato diverse eruzioni esplosive e prodotto un esteso basamento ignimbritico il cui volume complessivo è stimato in varie centinaia di km3. La violenza esplosiva e la grande quantità di materiale emesso causarono la formazione di una vasta caldera (10×12 km) all’interno della quale successivamente si manifestarono attività eruttive sia effusive che stromboliane, di modesta energia, che precedettero l’estinzione del Vulcano Laziale. Il secondo edificio vulcanico – lo stratovulcano Tuscolano-Artemisio – si accrebbe per primo lungo il bordo calderico grazie ad eruzioni fissurali effusive e stromboliane alimentate da risalite magmatiche agevolate dalle rocce fratturate dal collasso. Successivamente si forma lo stratovulcano Faete che genera fontane di lava, attività stromboliana ed eruzioni subpliniane all’interno della caldera. Il vulcanismo più recente dei Colli Albani inizia 200.000 anni fa e coincide con la formazione di coni di tufo e i maar ubicati lungo i suoi versanti occidentali e settentrionali, a sud-est di Faete. L’ultimo centro eruttivo è quello di Albano che ha prodotto depositi di scorie con età di 36.000 anni; tuttavia esistono datazioni e ricostruzioni cronostratigrafiche che estendono l’attività all’Olocene (< 10000 anni) per la scoperta di una serie di depositi recenti da colate di fango (lahars), legati a recenti esondazioni del lago. L’ultimo di questi eventi sarebbe descritto da Plutarco nelle Storie di Temistocle e Camillo e da Tito Livio nella sua Storia Naturale, i quali riportano come nel 398 a.C. al decimo anno dell’assedio di Veio, alla fine di agosto, il lago Albano improvvisamente si innalzò fino ad esondare portando morte e distruzione fino a Roma. La composizione dei prodotti eruttati ha carattere ultrapotassico, come molti dei prodotti del vulcanismo dell’Italia Centrale, perché molto arricchita in potassio. La composizione chimica e la litologia dei depositi vulcanici derivano da una complessa interazione del magma con le rocce carbonatiche incontrate nella risalita prima di giungere alla superficie. Il residuo endogeno di tali processi è all’origine della circolazione idrica e delle emissioni gassose che permangono oggi ai Colli Albani. Il suolo dell’area emette H2S e CO2; questi gas sono la principale causa di pericolo naturale associato al distretto vulcanico romano.